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I colori del mare
Quest’anno, come ospiti del White Maakanaa Lodge, abbiamo potuto effettuare due escursioni ad altrettante lingue di sabbia nell’atollo di Felhidhoo, essendoci fermati alla guest house per due settimane.
Non immaginavamo che esistessero così tante lingue di sabbia nei dintorni di Keyodhoo.
L’anno scorso lo staff ci aveva accompagnato per due volte nella stessa lingua di sabbia, molto bella e lunga, che aveva al suo centro una grande piramide (alta circa un metro e mezzo, all’epoca) costruita con pezzetti di coralli morti, raccolti lungo il contorno della lingua stessa, che ricordava la forma di un albero di Natale.
Eravamo convinti di tornare nella stessa isoletta, e di trovare quell’albero di coralli cresciuto in altezza chissà quanto...e invece no. Fittey, il manager della nostra struttura, ci ha spiegato che le mareggiate durante l’inverno scorso avevano praticamente raso al suolo quell’albero di coralli, e che comunque ci avrebbero portati a vedere una lingua di sabbia diversa…
La prima isoletta è stata un luminoso triangolo di sabbia candida che spiccava da lontano nel mare turchese. Avvicinandoci all’isoletta con il nostro dhoni, si vedevano da lontano due sole persone, che gironzolavano tenendosi per mano, con un unico ombrellone piantato nella sabbia...che romantici!
Peccato disturbarli, noi eravamo un gruppetto di dieci persone, ma così va la vita!
Siamo sbarcati sull’isoletta e, mentre lo staff piantava una lunga tenda per proteggerci dal sole cocente, noi siamo andati a fare un po’ di snorkeling lungo il reef accanto alla riva, dove abbiamo visto, tra gli altri pesci, un enorme branco di pesci pappagallo tutti dello stesso tipo. Mi è dispiaciuto tanto non averli fotografati, perché non avevo mai visto un gruppo così numeroso di quel tipo di pesci, ma non avevo con me la macchina fotografica sub, che di solito ho sempre attaccata al polso come una protesi!
La seconda lingua di sabbia era invece molto più lunga e curva, e abitata da un folto gruppo di uccelli marini, bianchi e neri, che si spostavano da un lato all’altro dell’isoletta, a seconda di dove ci trovavano noi, che cercavamo in tutti i modi di avvicinarci il più possibile, camminando lentissimamente e con disinvoltura per non spaventarli, per poterli fotografare.
Il mare era un incanto, in entrambe le lingue di sabbia, e le giornate erano decisamente splendide...relax assicurato, abbronzatura pure, e foto a non finire!
Visitato a Febbraio 2017
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la laguna e le palme dell'isola
Foththeyo è l’unica isola deserta che abbiamo visitato in escursione dal White Maakanaa Lodge per una sola volta nelle due nostre vacanze a Keyodhoo.
L’anno scorso non ci siamo stati perché, così si erano giustificati, avevano detto che l’isola era troppo lontana, e in effetti durante il nostro soggiorno in aprile dell’anno scorso eravamo gli UNICI ospiti della Guest House, per cui capisco le loro motivazioni. Quando ci siamo andati quest’anno però eravamo un bel gruppo di ospiti.
L’isola è molto lunga, ora deserta (non so se sia mai stata abitata da qualcuno), situata nella parte sud est dell’atollo di Vaavu, il nostro dhoni ci ha impiegato quasi due ore di navigazione per arrivarci da Keyodhoo.
Prima di sbarcare ci siamo fermati lungo un reef nelle vicinanze per fare un po’ di snorkeling, e là abbiamo visto, oltre ad un polpo e ad altri pesci, la nostra prima aquila di mare, che tranquilla e senza fretta nuotava in acque poco profonde.
I dhoni non riescono ad arrivare fino alle immediate vicinanze della spiaggia dell’isola, devono fermarsi abbastanza al largo per via del reef e di una laguna veramente ampia e poco profonda; per questo motivo ci siamo divisi in due gruppi e un po’ per volta siamo stati accompagnati fino alla riva con un leggero motoscafo. Allo stesso modo sono sbarcati i ragazzi del nostro staff, che hanno subito allestito un ampio spazio all’ombra in riva al mare con delle tende, sotto ad una delle quali , scavando sulla sabbia, hanno prima preparato un “tavolo” di sabbia decorato con fiori di cocco e foglie di palma, scavato poi delle lunghe buche per far posto alle gambe, e allo stesso modo, con foglie di palma, preparato il posto per sedersi...il tutto per il nostro pranzo, cotto e servito in riva al mare.
Vicinissime alle nostre tende si trovavano delle altissime palme, alcune delle quali erano particolarmente inclinate verso la laguna, diventando così stupendi soggetti per foto e filmati da parte di tutti.
L’isola, lunghissima, aveva davanti una laguna verde/turchese molto estesa e all’interno una vegetazione davvero fitta (e poco invitante a causa delle numerose zanzare), per cui, desiderando esplorarla, mi era rimasta la scelta di andare a destra, dove la vegetazione rigogliosa arrivava fino all’acqua e mi avrebbe costretto a camminare nella laguna, oppure a sinistra, dove la spiaggia bianca continuava a perdita d’occhio.
Dato che da destra si vedevano arrivare altri turisti, ho scelto di esplorare dapprima quella parte di isola.
Mi sono rapidamente resa conto che una stupenda vegetazione, con alberi anche caduti in riva al mare e lasciati come la natura li aveva posti, o con palme che sfioravano il pelo dell’acqua, era il soggetto fotografico preferito da chi non volgeva lo sguardo alla laguna calma, in cui si vedevano nuotare squaletti in acqua bassa.
Era davvero piacevole camminare così in quel mare caldo e calmissimo, tuttavia la strada da percorrere non è stata davvero lunga, perché dopo poche decine di metri sono arrivata alla punta dell’isola, che non si vedeva dalla nostra posizione, e là si trovava un altro gruppo di turisti, italiani come noi, e come noi sistemati sotto delle tende costruite dallo staff delle loro imbarcazioni con pali ed ampi teli rettangolari.
Anche in quel punto la laguna era abbastanza ampia, però con macchie scure che denotavano la presenza di coralli, e da quella posizione potevo vedere il nostro dhoni e altre due imbarcazioni ancorate un po’ al largo.
Allontanandomi dalla riva, con l’acqua sempre bassa che al massimo mi arrivava alle cosce, ho potuto vedere e fotografare Foththeyo in tutta la sua lunghezza, con la sua rigogliosa vegetazione che in alcuni punti terminava direttamente nell’acqua.
All’inizio avevo pensato e sperato di poter fare il giro completo dell’isola a piedi, ma vedendone in quel momento le dimensioni ho capito che sarebbe stato impossibile, per cui sono rapidamente tornata indietro, incamminandomi poi lungo la spiaggia di sabbia bianca e fine che si allungava verso sinistra, per vedere quali sorprese poteva riservarmi quella parte di isola.
Un po’ più avanti due ragazzi di un’altra Guest House stavano caricando dei grossi tronchi secchi sul loro motoscafo (forse per bruciarli?), ma nessun altro, fino a dove potevo arrivare con lo sguardo.
Mi sono venute in mente le spiagge affollate italiane, il caos dei bagnanti in certe località e in certi periodi….là la pace assoluta, una meraviglia.
Avevo a sinistra il verde delle piante, a destra l’azzurro della laguna, sotto i piedi il bianco della sabbia...nient’altro...in fondo però tra le piante si vedeva una specie di traliccio e, non avendo altro da fare, ho camminato ancora un po’ per capire meglio di cosa si trattasse...non l’ho capito...forse un ripetitore satellitare...non ho indagato oltre, anche perché sapevo che a breve saremmo dovuti partire per il ritorno, data la lontananza da Keyodhoo, e non volevo creare problemi allo staff, per cui me ne sono tornata indietro, soddisfatta comunque della magnifica camminata in quel paradiso.
Visitato a Febbraio 2017
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Fare il giro dell'isola
Hulhidhoo è un’isola privata e quest’anno, per chi fosse interessato, per sbarcarci si spendono 10 dollari a testa (mentre l’anno scorso era ancora gratis).
Io e mio marito siamo andati in due escursioni diverse, effettuate a pochissimi giorni di distanza una dall’altra, ma con due diversi gruppi di amici, entrambi molto estroversi e simpatici.
L’anno scorso Hulhidhoo non ci aveva molto entusiasmato; più che l’isola in sé, che di particolare aveva per me soltanto un grandissimo numero di paguri, ci erano piaciute soprattutto le visuali che si potevano avere da lì guardandoci intorno.
A nord, dal lato dell’isola opposto a quello su cui si sbarca, si può ammirare Aarah, con la sua bella laguna chiara che contrasta con il blu della pass che la separa da Hulhidhoo. Ad est si vede l’oceano, al di là di una punta in cui si frangono le onde per un reef molto vicino alla superficie, a sud Thinadhoo e i vari colori della laguna di Hulhidhoo e ad ovest una bella e lunga lingua di sabbia, che non è proprio di sabbia sottile come il talco, essendo un po’ granulosa a causa dei coralli, ma è l’unica che c’è, perché lungo gli altri lati dell’isola la riva è ricoperta più da ghiaino, formato per la maggior parte da resti di coralli.
L’anno scorso però non eravamo in compagnia, ed essendo per la prima volta ospiti in una guest house, ci sentivamo un po’ intimiditi, imbarazzati, inesperti...imbranati, in parole povere, per cui non abbiamo avuto il coraggio di gironzolare in esplorazione dell’isola, e ci siamo persi le belle immagini di lei che invece abbiamo avuto l’occasione di vedere quest’anno.
Quest’anno, in compagnia, abbiamo fatto il giro completo dell’isola, un po’ tra la folta vegetazione, un po’ camminando lungo la riva, scoprendo mucchi di resti di coralli, palme con amache per il relax, aironi tranquillamente accanto alla riva, oltre all’angolo in cui i guardiani dell’isola avevano piantato le loro tendine per la notte, o a quello in cui avevano disposto sul terreno innumerevoli vasetti con piantine esotiche in coltivazione, o a dove una tendina isolata attendeva probabilmente turisti desiderosi di trascorrere la notte in un’isola deserta, o al...pollaio, senza contare una chioccia con dodici pulcini che grattava con le zampe tra le foglie secche in cerca di qualcosa da beccare, seguita a breve distanza da un galletto che cantava in continuazione!
Dove l’anno scorso c’erano due corti tavoli grezzi con alcune panche, verso la punta di sabbia, quest’anno abbiamo trovato soltanto due sdraio molto caratteristiche fatte di legno, e un’asse di legno sorretta da due arbusti, per potersi sedere ad ammirare Aarah al di là della pass.
Proprio di fronte alla zona di sbarco invece, quest’anno abbiamo trovato una bellissima tettoia, con due lunghi tavoli affiancati da panchine, che insieme al alcune sdraio di corda (di quelle tipiche dei Maldiviani) formavano una splendida zona in cui poter sostare all’ombra per pranzare o per il relax.
Oltre ad una maggiore esplorazione dell’isola, questa volta abbiamo esplorato di più anche il mare attorno ad Hulidhoo: in tutte e due le escursioni infatti al pomeriggio abbiamo fatto fatto un po’ di snorkeling lungo il reef dalla parte di Aarah, una volta in compagnia degli amici e una volta accompagnati dallo staff, che ci seguiva con un barchino per assicurarsi che non ci fossero problemi al momento della risalita, poiché la corrente in quella zona potrebbe anche essere abbastanza forte da disturbare. Non abbiamo fatto incontri di pesci particolari, ma è stato comunque piacevole.
Tra le varie escursioni a cui abbiamo partecipato, quelle ad Hulhidhoo sono quelle che mi hanno entusiasmato di meno, perché l’isola è sì bella, ma la sua laguna secondo me non regge il paragone con quelle di Aarah e Bodumohoraa.
Unico punto a favore di Hulhidhoo è la sua vicinanza ad un reef molto bello, quello di Dhiggaa, ricchissimo di nuvole di pesci perché si trova accanto ad una pass con molta corrente, ed ogni volta che si andava in escursione a questa isola non potevamo non fermarci a fare snorkeling lungo quel reef, il preferito tra tutti.
Questa è comunque soltanto la mia opinione...ciascuno ha i propri gusti!
Visitato a Febbraio 2017
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L'acqua limpidissima della laguna
i rifiuti nell'isola
Nelle due settimane trascorse a Keyodhoo quest’anno, non potevano mancare anche due escursioni all’isola deserta di Bodumohoraa, che si trova nella parte sud dell’atollo di Vaavu.
L’anno scorso l’avevamo chiamata “l’isola sporca”, per l’enorme quantità di rifiuti che la circondavano e che si trovavano soprattutto nella parte dell’isola che volge verso l’interno dell’atollo. Erano una quantità impressionante di plastica, lattine e vetri, che deturpavano la bellezza dell’isola e contrastavano enormemente con la bellezza del mare e i colori della laguna in quell’angolo delle Maldive. Quest’anno volevamo innanzi tutto vedere se la situazione fosse migliorata, se i Maldiviani avessero posto in atto iniziative per pulire un pochino le spiagge, e devo dire con sollievo che effettivamente un miglioramento c’è stat
Quando ho pubblicato poco fa in un forum dei video sulla laguna di Bodumohoraa, alcuni commenti sono stati del tipo “peccato che l’isola al suo interno sia piena di rifiuti!”...ebbene, è vero che lungo la riva del mare si trovavano ancora decine e decine di bottiglie e simili, lasciati da turisti o portati dal mare, ma erano come minimo la ventesima parte di quello che avevamo trovato l’anno scorso, per cui da questo punto di vista io posso affermare che sicuramente la situazione sia migliorata, speriamo soltanto che il monitoraggio e le azioni di pulizia continuino.
L’altro motivo per cui desideravamo tornare a Bodumohoraa era il suo reef, perché l’hanno scorso, di fronte a quella bellezza della natura, io e mio marito eravamo rimasti estasiati: mai avevamo visto una tale ricchezza di coralli e pesci fino a quel momento, e io non avevo esitato a definirli “i più belli tra quelli visti nella mia vita fino ad allora”. Quando parlo di “reef di Bodumohoraa”, dal momento che l’isola nelle sue strette vicinanze ha solo laguna e pochissimo reef, mi riferisco al reef dell’isolotto che si incontra sulla destra quando ormai si sta per arrivare a destinazione. E’ un isolotto piccolo, su cui non si può sbarcare, coperto interamente di vegetazione e che dal lato rivolto verso il mare interno ha un reef...che purtroppo però quest’anno non mi ha entusiasmato per niente, anzi, era talmente grigio e privo di colore che, se non fosse per i colori della laguna di Bodumohoraa, non meriterebbe proprio di tornarci.
A Bodumohoraa abbiamo trovato tempo splendido in entrambe le escursioni, ma soltanto nella prima abbiamo fatto una passeggiata attorno a tutto il perimetro dell’isola per esplorarne i cambiamenti : pochi, in verità... la punta di sabbia più lontana dal punto di sbarco ci è parsa più corta, erosa dal mare, mentre era più ampia, e con diversi turisti, la punta di sabbia che si stende ad est, verso l’isolotto di Thun’duhuraa, la situazione rifiuti era migliorata, e qualcuno aveva fatto con la sabbia e dei granelli di vegetazione più scuri il disegno di una manta in riva al mare. Questo disegno era così bello e realistico che i miei amici, vedendo le foto, mi chiedevano se fosse stata una vera manta, morta in riva al mare. Durante la seconda escursione invece abbiamo dedicato più tempo al relax in acqua e allo snork attorno al nostro dhoni, vicino al quale si trovava una macchia di coralli, sempre grigi, ma popolatissimi di pesciolini che nuotavano in gruppi compatti ed erano comunque molto belli da vedere.
A parte i rifiuti, a me Bodumohoraa piace moltissimo e secondo me ha , insieme ad Aarah, il primato della laguna più bella dell’intero atollo (questo ovviamente è riferito alle mie esperienze fino a questo momento), ci tornerei volentieri anche subito!
Visitato a Febbraio 2017
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I colori della laguna
I cambiamenti dentro l'isola
Quest’anno, mentre eravamo ospiti del White Maakanaa Lodge a Keyodhoo, abbiamo fatto due escursioni anche all’isola privata di Anbaraa e, come ci era capitato per l’isola di Aarah, anche ad Anbaraa ci siamo trovati di fronte a grossi cambiamenti avvenuti nell’isola, sempre dovuti a lavori in corso per trasformare anche questa splendida isoletta privata in resort.
Prima novità, rispetto a maggio 2016: abbiamo trovato un bellissimo pontile nuovo! Veramente ben fatto e funzionale, un lavoro doveroso, perché le assi del pontile vecchio erano veramente corrose, poco sicure e talvolta addirittura mancanti.
Ma poi...tra tutte le costruzioni che avevamo visto lo scorso anno, ne era rimasta in piedi solo una, una piccolissima casetta che quest’anno era adibita a moschea. Forse tra gli arbusti in riva al mare c’erano pure un paio di bagni, fatti da lamiere e qualche asse di legno fatiscente (o erano pezzi di muratura?), ma erano così malridotti che non ho neanche avuto il coraggio di avvicinarmi. Non c’era neppure quel simpatico ragazzo sempre sorridente dal Bangladesh che faceva il guardiano l’anno scorso, abbiamo notato solo un gruppetto di ragazzi che facevano chissà quali lavori, dal momento che non li ho visti occuparsi di niente in particolare. All’interno di un sottile strato di vegetazione, che bloccava la visuale dal mare, le costruzioni di prima erano state sostituite da un grande spiazzo, in cui si trovavano mucchi di rottami, di lamiere, di rami tagliati...niente di bello. Anche la vegetazione mi sembrava diminuita, soprattutto dalla parte del pontile.
Abbiamo trovato aumentata in lunghezza ed in ampiezza la lingua di sabbia, sempre bella, anche in caso di cielo nuvoloso, mentre siamo stati molto delusi dal reef vicino all’isola, che speravamo di trovare molto più colorato, invece a quanto pare anche là ad Anbaraa i coralli hanno perso i loro colori e la loro vitalità come in quasi tutte le altre parti dell’atollo a causa del troppo caldo della scorsa estate.
Durante la prima delle due escursioni ad Anbaraa abbiamo fatto snorkeling dalla parte destra del pontile, e sinceramente i coralli in quella zona erano così ingrigiti che non riuscivo proprio a ritrovare i ceppi di coralli colorati e le anse fotografate lo scorso anno; in compenso abbiamo visto un bellissimo gruppo di pesci pipistrello che nuotavano vicinissimi a riva. In quell’occasione il tempo non ci è stato favorevole e, nonostante il nostro staff avesse preparato per noi un magnifico tavolo per pranzare addirittura con i piedi in acqua, abbiamo dovuto rifugiarci tutti sul dhoni per pranzare, e partire prima del previsto per il ritorno a Keyodhoo, per l’arrivo di un acquazzone abbastanza violento.
L’esperienza è stata assolutamente migliore durante la seconda escursione, quando un sole splendido ci ha accompagnato per tutta la giornata. In quell’occasione abbiamo esplorato il reef dalla parte sinistra del pontile (cosa che non avevamo fatto neppure lo scorso anno), accompagnati dal manager della nostra Guest House Fittey, e là abbiamo soddisfatto veramente il nostro amore per lo snorkeling, non tanto per i coralli, che erano comunque spenti e grigi, quanto per la quantità e la varietà di pesci visti. Siamo risaliti dallo snorkeling proprio sulla punta della lingua di sabbia, dopo una lunga curva del reef vicino alla laguna verde dell’isola.
In quell’occasione abbiamo pranzato in ottima compagnia proprio sulla lingua di sabbia, con del pesce freschissimo appena pescato dallo staff, e dopo ci siamo rilassati al sole per buona parte del pomeriggio, gustandoci con gli occhi e con lo spirito gli splendidi colori della laguna e del cielo di Anbaraa.
Visitato a Febbraio 2017
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Trovare le vongole e i colori della laguna
Quest’anno, durante il nostro soggiorno presso la Guest House White Maakanaa Lodge di Keyodhoo, abbiamo avuto la fortuna e il privilegio di poter andare in escursione in questa meravigliosa isoletta del Vaavu Atoll per ben due volte.
La prima volta è stata il giorno dopo il nostro arrivo a Keyodhoo, praticamente è stata la nostra prima escursione di quest’anno.
Non era una giornata particolarmente limpida, e quando il cielo è velato a dire il vero anche i colori del mare non rendono al meglio l’immagine splendida che di solito le Maldive danno di sé, ma avevo un conto in sospeso con Aarah dall’anno scorso, un desiderio non realizzato che mi stava particolarmente a cuore, per cui il cielo velato e la laguna di Aarah non proprio luminosa non erano particolarmente importanti per me quel giorno.
L’anno scorso, dopo il mio ritorno a casa, avevo saputo in un forum che in un certo punto della laguna di Aarah, proprio sul bagnasciuga, si potevano trovare le vongole. Raccoglievo le vongole con il mio papà quando ero bambina in riva al mare lungo i lidi veneziani, e non mi sarei mai aspettata che ci fossero le vongole anche su isole coralline come le Maldive!!!! Ad Aarah si trovavano le vongole!!! Dovevo assolutamente tornarci, e provare a trovare quei molluschi, solo così sarei stata contenta, mi sarebbe sembrato di tornare indietro negli anni….e in che laguna!
Arrivati sulla spiaggia di Aarah insieme ai nostri compagni di Guest House, inizialmente abbiamo scelto di fare il giro dell’isola, per vedere quali lavori fossero stati fatti dall’anno scorso, dato che avevo letto, sempre nel forum di cui ho scritto sopra, che il proprietario dell’isola aveva intenzione di trasformare quello splendido isolotto in un resort. Effettivamente abbiamo potuto vedere diversi cambiamenti da come ci ricordavamo noi. Moltissima vegetazione era stata tagliata nel lato ovest della spiaggia, verso la laguna interna dell’atollo, ed era stata accatastata in enormi mucchi, in attesa di essere trasportata via. C’erano sacchi di sabbia ammucchiati ovunque, lungo tutto il lato ovest soprattutto, ma anche altrove, e diversi paletti piantati in acqua a poca distanza dalla riva, sempre nel lato posteriore dell’isola. Anche una certa struttura galleggiante (il cui uso è per me sconosciuto), che l’anno scorso era ad est nel bel mezzo della laguna, era stata spostata dal lato ovest. Tutto brutto da vedere, e triste soprattutto, ma d’altra parte sapevamo che c’erano lavori in corso…
L’anno scorso per fare il giro dell’isola in alcuni punti dovevamo camminare nell’acqua, talmente era fitta la vegetazione lungo la riva….quest’anno assolutamente no, tutto tagliato! Che desolazione!
C’era ancora la lunga e sottile lingua di sabbia che si allungava verso nord, e in più, verso Hulhidhoo, si stava formando una nuova lingua di sabbia, molto ampia e bellissima. Molti turisti (noi compresi) camminavano avanti e indietro con l’acqua alle caviglie, armati di macchina fotografica, dato che da quella posizione, ovunque ti girassi, potevi avere davanti un’ immagine più bella dell’altra : Aarah, la laguna verde-azzurro che si ha davanti all’arrivo, il mare aperto con tre-quattro sfumature diverse a seconda della profondità, Hulhidhoo, la laguna ad ovest dell’isola…un incanto, nonostante il cielo velato.
Finito il giro, e tornati al punto di partenza, abbiamo trovato i nostri nuovi amici già sistemati sui lettini a chiacchierare, a prendere il sole o a spalmarsi crema solare, mentre Fittey, il manager della nostra Guest House, e gli altri ragazzi dello staff erano indaffarati a preparare per noi un tavolo in riva al mare con tutto il necessario per pranzare di dì a poco.
Ah, non ho detto che, mentre facevo il giro fotografico di cui ho scritto sopra, io con noncuranza ogni tanto affondavo un piede nella sabbia, sul bagnasciuga, alla ricerca di vongole: se c’erano, DOVEVO trovarle! Invece fino a quel momento non avevo proprio trovato nulla...forse stavo cercando nel posto sbagliato... forse sarebbe stato meglio chiedere consiglio a Fittey…
Ho aspettato che Fittey si liberasse un momento dal suo lavoro e mi sono fiondata da lui: “DOVE devo cercare per trovare le vongole? So che qui ci sono!” “Sì”, mi dice Fittey indicandomi due anse della laguna, “cerca qua e là”.
Detto fatto. Che soddisfazione! Le AVEVO FINALMENTE TROVATE! Non mi stancavo mai di rovistare tra la sabbia con i talloni (perché ho problemi con le ginocchia, altrimenti sarei stata inginocchiata in acqua a frugare con le mani!), mettendo le vongole trovate in una borsetta di nylon. Avremmo mangiato spaghetti con le vongole il giorno seguente! La cosa più simpatica però è stato vedere i miei compagni di escursione avvicinarsi incuriositi ad uno ad uno per vedere cosa stavo facendo con tanto impegno, e mettersi anche loro a cercare le vongole con me, chi con i piedi, chi con le mani! Che giornata stupenda! (Ho postato anche una foto con le vongole trovate!)
La seconda volta è stata proprio il giorno della nostra partenza, con un tempo splendido, il cielo terso e una laguna dai colori così belli che non potevano essere migliori di come erano. I nostri compagni di escursione non erano più gli stessi della volta precedente, dato che erano già partiti per l’Italia, ma una famiglia molto simpatica, con tre figli abbastanza grandi, che proveniva dalla nostra stessa regione, ed una giovane coppia da Roma. Io ovviamente avevo raccontato loro della possibilità di trovare le vongole, e della curiosa e simpatica esperienza che avevamo fatto la settimana precedente, ma non ero più interessata a raccogliere nuovamente molluschi. Ho mostrato loro dove li avevamo raccolti (ma a dire il vero stavolta in quell’area se ne trovavano davvero pochi) e mi sono soltanto rilassata sul lettino a guardarmi intorno per memorizzare quel paradiso, che di lì a poco avrei lasciato….ed è stato allora che ho notato due persone (residenti ad Aarah) intente a raccogliere qualcosa in un’ansa completamente diversa della laguna...ma cosa mai stavano facendo?
Non ci ho impiegato molto a capire che si trattava di vongole! L’ho fatto notare ai nostri nuovi amici...ed è scoppiata la vongole-mania! Tutti, adulti e ragazzi, si sono seduti in acqua a prendere il sole, godersi il mare e contemporaneamente scavare con le mani nella sabbia raccogliendo vongole. Non so quanto abbondante sia stato il loro “bottino”, ma ho visto in seguito le foto degli spaghetti alle vongole che anche loro si sono gustati il giorno dopo, quando noi ormai eravamo a casa in Italia a sospirare già di nostalgia!
Visitato a Febbraio 2017
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la cordialità dello staff
Il reef completamente sbiancato
Il nostro ritorno al White Maakanaa Lodge, dopo la meravigliosa esperienza dello scorso anno, è stato come un ritorno a casa: i nostri amici del Maakanaa ci aspettavano al pontile con un mazzolino di fiori in mano, e ci siamo tutti abbracciati con grande emozione. Abbiamo ritrovato il nostro Fittey, manager, amico, guida instancabile, accompagnatore sempre presente in ogni escursione o snorkeling, fotografo, interprete…., il capitano Rashaad, simpatico come sempre, Adam ottimo cuoco e aiutante del capitano nelle escursioni in barca, Ibrahim, quest’anno con il ruolo di cameriere, e Adam, il responsabile della struttura, di una squisita gentilezza verso di noi in ogni occasione. Abbiamo conosciuto anche due nuovi componenti dello staff: Machey, che si preoccupava di farci trovare la camera in ordine due volte al giorno (e per due volte anche decorata finemente con fiori), e Guvel, un giovane ragazzo del Bangladesh, premuroso, simpatico e generoso aiutante dello staff durante tutta la giornata.
Abbiamo trovato diverse novità rispetto allo scorso anno, che hanno sicuramente dato un valore aggiunto al nostro soggiorno.
La prima novità è stata una zona relax e soggiorno, sotto una tettoia di legno e foglie intrecciate, a fianco della struttura principale; là, prima di entrare nella Guest House, era stata predisposta un’area relax, con poltroncine e amache davvero confortevoli, alcuni tavoli con posacenere e dei ceppi di legno laccato bianco. In quella zona ci si trovava al mattino, quando si aspettava di partire tutti insieme per le escursioni, o prima di pranzare, o dopo cena per fare due chiacchiere o fumare una sigaretta.
La zona ristorante poi è stata arricchita di tavoli e portavivande, di decorazioni e lampade colorate, ed è stato creato un angolo in cui servirsi da soli delle varie portate, sempre ricche e gustosissime.
Nuova è stata anche la zona “partenza” dei dhoni, spostata dal porto verso una parte di mare più vicina alla guest house e quindi più facilmente raggiungibile e infine una spiaggia per i turisti decisamente più pulita. (Il fondale marino di fronte a quella spiaggia, specialmente ai lati, rimane comunque da ripulire a fondo….fa pena vedere dei bei pesci nuotare in mezzo a stracci, bottiglie e immondizie varie, ma ritengo che sia davvero difficile riuscire in tale operazione di pulizia...speriamo che gli abitanti di Keyodhoo trovino una soluzione!)
Il nostro soggiorno è stato davvero entusiasmante: ogni giorno si partiva per escursioni verso isole deserte, o lingue di sabbia, o isole private, fermandoci per fare snorkeling su reef pieni di splendidi pesci. Abbiamo esplorato dei reef che l’anno scorso non avevamo avuto l’occasione di conoscere, due nuove lingue di sabbia e una nuova isola deserta, molto lontana da Keyodhoo, Foththeyo. Abbiamo fatto poi due escursioni di pesca davvero eccezionali, con grandissima soddisfazione sia di mio marito, appassionato da anni di questo hobby, che degli altri partecipanti alle escursioni.
Eravamo insieme ad una compagnia di amici veramente simpatici e allegri, ospiti come noi del Maakanaa, alcuni provenienti dai dintorni di Milano, altri veneti come noi, dalla provincia di Vicenza. Gli amici lombardi erano già stati al White Maakanaa l’anno scorso come noi, e come noi si erano trovati così bene da scegliere di tornarci anche quest’anno.
Con questi amici ci siamo davvero divertiti a chiacchierare, pescare, nuotare, trovare vongole, fotografare , fare snorkeling e scoprire gli angoli più belli di quei magici posti.
Quest’anno l’unica nota davvero triste per noi, che amiamo moltissimo fare snorkeling lungo quei reef così ammirati più e più volte lo scorso anno per i loro splendidi coralli colorati, è stato scoprire che tutti i coralli, ma proprio tutti, erano morti, sbiancati e diventati addirittura marroncini….l’acqua troppo calda della scorsa estate aveva proprio fatto morire tutto il reef, almeno nella parte superficiale visibile fino a tre-quattro metri di profondità. Per fortuna non sono mancati i pesci, in grande quantità soprattutto accanto a quei reef, vicino ai quali scorreva una corrente abbastanza sostenuta: nuvole di pesci farfalla dal vessillo, o pesci chirurgo, o pesci unicorno si avvicinavano a noi quasi con curiosità.
Anche al villaggio di Keyodhoo, oltre che alla guest house, abbiamo trovato delle novità. C’erano lavori in corso al piccolo parco giochi dei bimbi piccoli, che di sicuro al momento non riescono ad utilizzare le loro giostrine, abbandonate qua e là tra buche, attrezzi da lavoro e blocchi di cemento. Forse ci faranno un piccolo campo da calcio per i bambini, ma non ne sono sicura. Invece dal lato della centrale elettrica stavano costruendo un campetto per la pallavolo riservato ai turisti e un campo da bocce, mentre accanto al porto abbiamo visto un nuovo bar, molto grande, in cui anche noi un pomeriggio siamo andati a fare merenda accompagnati dal nostro Fittey.
Non lontano da questo bar, affacciato su un cortile circondato da edifici, si trova poi un grande stanzone quasi del tutto vuoto, dato che all’interno ci sono soltanto sedie, sulla destra, e un palco rialzato sulla sinistra.
In questo stanzone abbiamo trascorso due serate splendide insieme ai nostri amici del Maakanaa, ascoltando un gruppo di abitanti di Keyodhoo (tra cui anche il nostro bravissimo capitano Rashaad ), che suonando i tamburi cantavano dei tipici canti maldiviani, molto ritmati ed entusiasmanti, invitandoci quindi a ballare con loro.
Ci siamo davvero divertiti!!!
Abbiamo trascorso due settimane all’insegna del relax e del divertimento, e al momento della partenza, davvero, avevo un nodo in gola e gli occhi lucidi...mi sembrava di allontanarmi da casa!
Grazie di tutto, cari amici del White Maakanaa Lodge!
Visitato a Febbraio 2017
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le sensazioni che ho provato
Durante la nostra vacanza a Keyodhoo, alla Guest House White Maakanaa Lodge, abbiamo avuto modo di effettuare varie escursioni, poiché il nostro soggiorno in questa struttura durava due settimane. Siamo andati ad una lingua di sabbia, a varie isole deserte e ad isole private, ma la più bella di tutte queste escursioni è stata sicuramente quella effettuata per andare ad Aarah, che è un’isola privata a nord di Hulhidhoo e a sud di Alimathà, nell’atollo di Felidhoo. Innanzi tutto siamo stati fortunati con il tempo, perché abbiamo avuto una splendida giornata di sole, che ci ha fatto apprezzare ancora di più i colori e la trasparenza del mare, e la quiete dell’isoletta, e poi eravamo gli unici ospiti in tutta l’isola!!!!
L’isoletta di Aarah è un piccolo diamante nell’oceano, e non tanto per i cespugli, le palme e la vegetazione che ha nel suo interno (che più o meno è la stessa che si vede in tutte le isole deserte dell’atollo), e neppure per le strutture che vi si trovano (sono tutte abbastanza fatiscenti e l’unica di carina è la piccolissima moschea), ma per la spiaggia che la circonda e le acque di quell’azzurro-verde incredibile che varia di ora in ora nell’arco della giornata e a seconda delle nuvole che velano il cielo.
Quando il nostro Dhoni si è avvicinato alla riva, un giovane guardiano è uscito da una lunga abitazione che si vedeva al centro dell’isola, di fronte al pontile, e si è avviato lungo la spiaggia verso di noi. Sapevo che per sbarcare su Aarah dovevamo pagare una tassa di 15 dollari a testa e ho subito pensato che quel giovane venisse a riscuotere il denaro. Ho visto infatti che il nostro capitano Rashaad pagava il giovane, scambiando qualche parola con lui.
Poco dopo il giovane se ne andava, allora lo staff della nostra Guest House ha cominciato a piantare sulla sabbia, vicino alla punta del lato sud-est di Aarah, una tenda quadrata sorretta da quattro aste di metallo, ha poi spostato all’ombra della tenda un paio di lettini, scelti tra quelli che si trovavano non molto lontano, ed ha fatto un gesto eloquente verso di noi come per dire “Accomodatevi!”
Mi sono sentita trattata come una regina….unici ospiti dell’isola, una tenda tutta per noi, l’isoletta da esplorare a nostra disposizione, un panorama incantevole, un mare liscio e caldo, un cielo limpido e un sole splendente...cosa potevamo volere di più dalla vita?!
Prima di sdraiarci sui lettini, abbiamo preferito fare subito un giro esplorativo dell’isoletta, per scattare foto ricordo...quasi tutte scattate rivolgendoci verso il mare! Alla nostra destra avevamo Hulhidhoo, ed il mare che ci separava da quell’isola deserta, su cui eravamo già stati, era di un bellissimo verde smeraldo, che ci indicava anche un mare abbastanza profondo. Alla nostra sinistra c’erano pezzi di legno, che potevano essere di una vecchia costruzione o un vecchio pontile, e una vegetazione abbastanza intricata. Proseguendo per il nostro giro lungo la spiaggia siamo presto arrivati ad una stupenda lingua di sabbia che si allungava verso nord. Abbiamo camminato fino alla punta di quella lingua di sabbia, poi ci siamo girati verso Aarah. Da quella posizione si poteva riprendere l’isoletta intera, inquadrando il mare da entrambi i lati della lingua di sabbia. Abbiamo indugiato a lungo in quel punto, per metà immersi nell’acqua calda della laguna, a guardare in lontananza il nostro dhoni, la tenda che ci aspettava, la laguna trasparente da sembrare fatta di acqua potabile, Hulhidhoo…
Alla fine siamo ritornati alla nostra tenda, e là abbiamo ricominciato a fotografare la vicina Hulhidhoo, con in primo piano la meravigliosa e calmissima laguna di Aarah, il pontile sul mare verdissimo, il nostro dhoni ancorato sulla sabbia… Non ci stancavamo mai di scattare foto, forse perché non avevamo mai visto nella nostra vita un ambiente così meraviglioso e con dei colori simili, o forse perché avevamo paura di poterci dimenticare le immagini di quel mare calmissimo, sotto un sole cocente ed un cielo limpidissimo.
Finite le foto ci siamo tuffati in quelle acque calde e calme per almeno un’oretta, rilassati e felici. Ne siamo usciti soltanto quando lo staff del nostro dhoni ci ha chiamati per il pranzo. Finito di pranzare, siamo tornati sotto la tenda preparata per noi a rilassarci guardando il mare: puro relax fino alle 16.00 circa, orario previsto per il ritorno a Keyodhoo.
Dopo il mio ritorno a casa, in Italia, leggendo tra i commenti scritti da un’amica di Facebook una recensione su Aarah, sono venuta a sapere che lei e i suoi amici, durante la stessa escursione, avevano trovato delle vongole sotto la sabbia della laguna, proprio in riva al mare accanto alla posizione in cui si trovava la nostra tenda. Sono rimasta sbalordita da una cosa del genere! Non ci avrei mai pensato, ed era una notizia vera, documentata da fotografie! Quando ero bambina andavo sempre con mio padre in cerca di vongole in riva al mare dalle nostre parti…mi sarebbe piaciuto moltissimo farlo anch’io! Chissà se avrò ancora l’opportunità di farlo!
Ho saputo infatti che il proprietario di Aarah ha intenzione di trasformare l’isoletta in un resort, e la cosa mi rattrista moltissimo. Temo che venga trasformata in un resort dai prezzi esagerati, irraggiungibili da persone semplici come noi, e temo ancora di più che vengano costruiti dei bungalows overwater, che secondo me sono orribili e rovinano un ambiente bello e naturale come quello che si vede nelle isole deserte e disabitate.
Per ora, finché non sarà trasformata in un resort, per sbarcare su Aarah ciascuno dovrà pagare una tariffa pari a 15 $, ma le sensazioni che vi si provano li valgono davvero tutti ed è una esperienza che davvero non si può perdere se ci si trova da quelle parti..
Visitato a Aprile 2016
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Aarah è, come Anbaraa, un’isola privata/deserta dell'Atollo di Vaavu
Una perla nell’oceano, ecco come definirei l’isoletta di Aarah, e non tanto per la vegetazione che ha nel suo interno (che più o meno è la stessa che si vede in tutte le isole deserte dell’atollo), e neppure per le strutture che vi si trovano (l’unica di carina è la piccolissima moschea), ma per la spiaggia che la circonda e le acque di quell’azzurro-verde incredibile che varia di ora in ora nell’arco della giornata e a seconda delle nuvole che velano il cielo.
Appena arrivati sull’isola, lo staff della nostra Guest House ha subito piantato sulla sabbia, vicino alla punta del lato sud-est di Aarah, una tenda quadrata sorretta da quattro aste di metallo, ha poi spostato all’ombra della tenda un paio di lettini, scelti tra quelli che si trovavano non molto lontano, ed ha fatto un gesto eloquente verso di noi come per dire “Accomodatevi!”
Mi sono sentita trattata come una regina….unici ospiti dell’isola, una tenda tutta per noi, l’isoletta da esplorare a nostra disposizione!
Prima di sdraiarci sui lettini, abbiamo preferito fare subito un giro esplorativo dell’isoletta, per scattare foto ricordo...quasi tutte scattate rivolgendoci verso il mare! Soltanto in corrispondenza della lunga lingua di sabbia che si allunga verso nord, dopo circa metà giro, ci siamo girati verso Aarah. Da quella posizione si poteva riprendere l’isoletta intera (se ne può fare tranquillamente il giro in dieci minuti circa), inquadrando il mare da entrambi i lati della lingua di sabbia.
Ritornati alla nostra tenda, potevamo fotografare la vicina Hulhidhoo, con in primo piano la meravigliosa e calmissima laguna di Aarah, il pontile sul mare verdissimo, il nostro dhoni ancorato sulla sabbia...non ci stancavamo mai di scattare foto, forse nel timore di poterci dimenticare i colori stupendi quel mare calmissimo, sotto un sole cocente ed un cielo terso.
Finite le foto ci siamo tuffati in quelle acque calde e calme per almeno un’oretta, rilassati e felici. Ne siamo usciti soltanto quando lo staff del nostro dhoni ci ha chiamati per il pranzo e, terminato il pranzo, siamo tornati sotto la tenda preparata per noi a rilassarci guardando il mare: puro relax fino alle 16.00 circa, orario previsto per il ritorno a Keyodhoo.
Per sbarcare su Aarah, che è un’isola privata, ciascuno deve pagare una tariffa pari a 15 $, ma le sensazioni che vi si provano li valgono davvero tutti.
Visitato a Aprile 2016
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