Storie delle Maldive

Come il Turismo scoprì le Maldive e Chi furono i Primi Visitatori

By Maldives Traveller
24 agosto 2019
Foto di Come il Turismo scoprì le Maldive e Chi furono i Primi Visitatori

Quando George Corbin arrivò alle Maldive su una nave da carico nel 1971 sapeva di non vedere l'ora di camminare di nuovo a piedi nudi lungo le spiagge dell'arcipelago coronato dalla barriera corallina. Corbin sapeva di aver scoperto la destinazione perfetta per le vacanze -1190 isole, scintillanti come gioielli nel bel mezzo dell'Oceano Indiano.

Ci tornò l'anno seguente con 22 ospiti, soprattutto giornalisti e fotografi, per condividere la sua esperienza di quel Paese. E così il 16 febbraio 1972, il primo gruppo di turisti arrivò alle Maldive. Gli intrepidi viaggiatori presero un volo charter della Air Ceylon da Colombo e atterrarono su una piccola striscia di terra su Hulhule Island (ora Velana International Airport) prima di essere traghettati verso la terraferma su un Dhoni (una barca tradizionale).

Il gruppo trovò una nazione intatta - abitata da meno di 100.000 cittadini senza telefoni, automobili o poliziotti. La loro sistemazione venne arrangiata in tre case private nella capitale Malé, con diversi giovani maldiviani - che sarebbero poi diventati alcuni dei più grandi imprenditori nell'industria del turismo del Paese - che cucinavano e pulivano per loro.

A quel tempo, le case maldiviane erano fatte di corallo anziché di calcestruzzo ed erano sormontate da tetti fatti di paglia abilmente intrecciata. Ogni casa aveva il suo verdeggiante giardino pieno di fiori variopinti e alberi dai quali pendevano frutti esotici come manghi, papaya e albero del pane.

Il Paese aveva poi un'unica discoteca a Malé, conosciuta come "Ice House", frequentata dai primi turisti, che si mescolarono gioiosamente con la gente del posto.

I padroni di casa locali, giovani maldiviani, accompagnavano il gruppo ogni giorno a visitare un'isola diversa nelle vicinanze, alcune di queste disabitate ma comunque tutte incontaminate dagli eccessi della vita moderna. Per i giovani maldiviani prendersi cura dei turisti per la prima volta fu una grande sfida. Non sapevano cosa cucinare per loro e come trattarli. Il pranzo del primo giorno mise in risalto la grande differenza in fatto di preferenze culinarie dei due Paesi.

Il menu, che prevedeva Biryani, curry, riso e una miriade di altri piatti locali, si rivelò essere troppo piccante per i palati sensibili degli europei. E così gli italiani decisero di cucinare per conto loro. Andavano a fare pesca subacquea, una delle loro attività preferite, e catturavano una gran varietà di pesci esotici tra cui squali, anguille, dentici, barracuda e cernie che andarono presto a finire nel loro barbecue e nei loro piatti per la cena. Infatti, la prima brochure turistica stampata da Corbin si vantava delle gioie date dalla pesca subacquea alle Maldive.

Gli italiani passarono il loro soggiorno facendo snorkeling nelle limpide lagune turchesi e fotografando la florida vita sottomarina, i pesci color arcobaleno mentre nuotano serenamente in mezzo alla barriera corallina. Si rilassavano sulle magnifiche bianche spiagge sabbiose di giorno e la sera andavano a fare passeggiate alla luce della luna sotto un cielo stellato.

Tornato in Italia dopo il suo viaggio di 12 giorni, il gruppo scrisse articoli e pubblicò foto narranti dei loro racconti delle spiagge vergini con le loro ondeggianti palme da cocco. La loro visita aprì le porte al turismo delle Maldive e Corbin fondò rapidamente un'agenzia di viaggi, e continuò a mandare regolarmente turisti italiani alle Maldive. I primi due resort del Paese, Kurumba e Bandos, costruiti usando materiali locali come corallo, legno di cocco e paglia di palma, vennero inaugurati nel 1972. Fu l'inizio di un'industria turistica multimiliardaria che vede 1.400.000 visitatori all'anno affluire alle Maldive per condividere alcune di quelle stesse esperienze provate dagli italiani che per primi misero piede sulle coste incontaminate del Paese.

Tra i precedenti visitatori delle Maldive si annoverano naufraghi, eserciti stranieri, e passando - poi agli anni '60, coraggiosi esploratori americani, una manciata di viaggiatori tedeschi, e alcuni figli dei fiori che prendevano una strada alternativa al di fuori della pista hippie. Ma un ormai famoso rapporto delle Nazioni Unite negli anni '60 aveva sentenziato che la scommessa di quell'isola remota non fosse supportata dai servizi necessari per avere successo nel turismo.